Caro Gesù, guardo il mite e schivo Giuseppe nel Presepio.
È apparentemente rassicurante, bonario, comprensivo,
ma in realtà si rivela personaggio scomodo
più di qualche altro.
Forse ti riferivi a lui quando parlavi di servi inutili?
lo, invece, mi ritengo sempre molto utile,
perfino indispensabile, insostituibile.
Ho bisogno di farmi valere, apprezzare, considerare.
Provo una inclinazione irresistibile a “raccontarmi”.
Temo che non imparerò mai la difficile arte di scomparire.
Signore, fammi scoprire la gioia del lavoro oscuro,
senza spettatori che ti battono sempre le mani.
Sottoponimi a frequenti e duri esercizi di nascondimento.
Caro Gesù, se vuoi utilizzarmi per fare un po’ di bene,
fa’ che compia il mio dovere, umilmente,
con coscienza e docilità alla tua Parola, fino in fondo.
Fa’ che abbia sempre l’accortezza
di tirarmi in disparte.
E se rimango inchiodato al palcoscenico,
provvedi Tu a spintonarmi via senza pietà. Amen.
A. PRONZATO, “La novena di Natale davanti al Presepe", ed. Gribaudi.